La cultura contemporanea si contraddistingue per la viva coscienza linguistica e per la consapevolezza della possibilità di decomporre e ricomporre linguaggi, attraverso le prassi e gli interventi filosofici, letterari, giuridici di decomposizione e ricomposizione. Tramite l’orientamento gius-realistico e la teoria scettica della scuola genovese Riccardo Guastini, allievo di Giovanni Tarello, ascrive l’interpretazione nella filosofia del diritto tra le insidie del linguaggio e del meta-linguaggio. Il lavoro di analisi e di chiarificazione concettuale svolto negli anni da Riccardo Guastini (Genova, 1946) rappresenta una grammatica teorica imprescindibile per chi si occupa di interpretazione giuridica. Il grande teorico del diritto grazie a dicotomie ed esemplificazioni ha reso comprensibile il complesso fenomeno dell’interpretazione. Nell’opera “L’interpretazione dei documenti normativi”, oltre ad altri argomenti inerenti al tema, Guastini cerca di definire l’interpretazione giuridica basandosi sulla propria teoria interpretativa sottolineando i problemi riscontrabili al momento dell’interpretazione.